Katia……..e le sue voglie

Katia……..e le sue voglie

Il mio lavoro mi porta spesso ad incontrare delle coppie per decidere cosa fare dei loro risparmi. Ogni mese vedevo una coppia nuova, con delle esigenze diverse. Una volta vennero due fidanzati degni di un film del compianto Federico Fellini.
Lui un “guaio vivente”, brutto e rachitico. Lei, splendida, alta 1.70, bionda, capelli ondulati molto ampi, occhi da gatta blu come il mare, seno piccolo, pero in compenso un culo che “parlava”. Poteva avere una trentina d’anni, dai modi bruschi, sembrava sempre incazzata; lui veniva trattato sempre malissimo (e secondo me, aveva tutte le ragioni di questo mondo). In ufficio entrava, sempre un saluto molto distaccato, e nell’attesa o fumava una sigaretta sul balconcino oppure sfogliava distrattamente una rivista a caso; finche’ un giorno, era fine luglio, entrò in ufficio da sola, stranamente sorridente e cordiale.
Si mise a parlare e, tra una cosa e l’altra, mi raccontò di essersi lasciata con il suo ragazzo.
Morale della favola, io preso dall’enfasi del momento le chiesi se le andava di prendere un aperitivo assieme all’uscita dal lavoro. Nel momento stesso in cui lo proposi me ne pentii: avevo il timore che quella richiesta l’avrebbe fatta ritornare seria, invece mi disse subito di si.
Entrò dal consulente, dopo 20 minuti uscì e passando dalla mia postazione mi indicò il bar dove ci saremmo incontrati.
Furono le due ore più lunghe della mia vita, non passavano mai.
Finalmente si fecero le 19.00, uscii dall’ufficio e arrivai al bar praticamente volando. La trovai seduta sulla terrazza, nell’attesa si stava gustando una sigaretta. Quando arrivai, passati i primi 5 minuti di imbarazzo cominciammo a parlare del più e del meno; ad un certo punto, dal nulla mi disse: “Ti va’ di fidarti della mia cucina?”
Io le dissi di si, uscimmo dal bar e andammo a casa sua. Un appartamentino piccolino ma ben rifinito, cominciò ad armeggiare con pentole e pentoline ed io la osservavo nella sua bellezza:
indossava un vestitino molto corto con delle bretelline, sembrava un sottoveste, di seta color argento ed un paio di scarpe sempre color argento con il tacco altino.
Bellissima, io ormai ero estasiato da ogni suo movimento. Ero seduto su un divanetto basso ed ogni volta che si abbassava per prendere qualcosa in qualche stipetto basso il suo culo spuntava poco a poco fuori.
Ad un certo punto, si girò di s**tto, si avvicinò a me e mi disse con tono autoritario: “Hai finito di guardarmi il culo?”
Io, lì per lì, arrossii e non riuscii a dire nulla, lei un attimo dopo si girò e mi disse di seguirla… Io obbedii e la seguii. Entrammo nella sua stanza da letto, si girò ed in pratica mi infilò la lingua in gola e contemporaneamente la sua mano arrivò al mio pisello.
Lei infoiata da paura, era frenetica, mi sbottonò i pantaloni, prese il mio abbondante cazzo, si accasciò sulle ginocchia e in un attimo se lo ingoiò quasi tutto. Io non ci potevo credere, non mi era mai successo prima, oltre 20 cm di cazzo, bello grosso non era riuscita mai nessuna ad ingoiarselo in quel modo; con la lingua mi toccava le palle, incredibile!
Dopo ciò, mi fece sdraiare sul letto e mi scopò lasciandosi solo le scarpe ai piedi, sembrava posseduta, una cosa incredibile; affondava il mio cazzone nella figa godendo come una troia in calore sempre di più. Mi graffiò tutto il petto, mi diede morsi ovunque, una leonessa.
Praticamente guidò lei tutto il rapporto: prima lei su di me, poi alla pecorina, poi messa su un fianco, poi sulla schiena e le sue caviglie sulle mie spalle. E tutto questo graffiandomi ovunque, (e pensare che io dovevo tornare a casa dalla mia ex moglie). Ad un certo punto si rimise alla pecorina ed affondando il viso nel cuscino si mise le mani sulle chiappe, se le allargò e si infilò due dita nel culo. Al che’ io cominciai a leccare il roseo orifizio e a far scivolare saliva dentro, poi mi alzai su di lei e le feci sprofondare il cazzo nel culo, tutto fino a quando le palle non sbatterono sul suo sesso. Lei gridava con la faccia affondata nel cuscino e con le mani stringeva le lenzuola; io cominciai a pomparla sempre più forte, cercando di “scavarla” sempre di più, fino a quando non sentii arrivare la sborra. Di colpo uscii dal suo culo, ormai largo e mi avvicinai al suo viso, lei si girò da un lato aprendo la bocca, le cominciai a sborrare sulla guancia e pian piano il nettare bianco le scivolava in bocca. Quello che le rimase sul viso lo accompagnai con il pisello sempre in bocca, dopo di che’ si girò completamente e prese a succhiarmelo: succhiò anche le ultime gocce di sperma rimaste nel pisello.
Restammo a letto un po’, ma poi dovetti scappare a casa. Ci vedemmo per quattro o cinque mesi, tre o quattro volte a settimana. Mi ha spompato e non le bastava mai, ma è stato un bel “stancarsi”.

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