I segreti di Monteforte Capitolo 1

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I segreti di Monteforte Capitolo 1
La versione di Ezio
Mi chiamo Ezio Bruni. Mio padre, il grande dottor Andrea Bruni, trascinò me e mia sorella Delia a Monteforte quasi 4 mesi fa. Ho 18 anni e sono capace di prendermi cura di me, io mi sarei trasferito in una grande città se non fosse per il fatto che mio padre sarebbe incasinato ad allevare mia sorella minore. Quindi sono in questa piccola città noiosa.
Le cose sembrano andare anche peggio qui, c’è una ragazza, Anna Ardi, che io penso sia piuttosto graziosa e con cui mi piacerebbe uscire, ma lei è innamorata del suo vecchio amico, Cristiano . E suo fratello Ben è il secchione della classe. Come se non bastasse la mia insegnante mi ha accoppiato con Ben e così ora devo lavorare con lui per molti giorni alla settimana su un notevole progetto. Ok, Ben non è male, ha la mia età, gioca nella squadra di calcio ed è abbastanza bello. Infatti faccio fatica a non guardarlo, quel fantastico culo rotondo e muscoloso mi fa diventare duro l’uccello al solo vederlo e penso a lui quando mi faccio una sega. Comincio sempre tentando di pensare ad Anna, ma quando penso alla sua bella faccia lo immagino mentre mi mena il cazzo.
Tutto sembrava stesse andando benissimo per due settimane, fino a che venne il giorno della grande bufera di neve. Mia sorella stava passando le vacanze invernali dai nostri nonni, così io ero chiuso in casa con papà. Papà ed io abbiamo bisogno di molto spazio per noi per non litigare e anche così ci riusciamo. Quindi quando mi disse che Ben aveva chiamato per dire che era necessario lavorare al progetto quella settimana perché aveva perso la maggior parte degli appunti della nostra ricerca, mi incazzai. Papà disse che l’aveva invitato a venire presto il giorno seguente per tentare di recuperare il lavoro perso.
Grande: la mia settimana era rovinata perché il biondo era irresponsabile, e più mio papà tentava di convincermi che non era il caso di arrabbiarmi e più mi incazzavo. Non era il caso, continuava a dire; dannazione, non era il caso! Ben era un vero cretino, aveva perso due mesi di lavoro; ora dovevamo rifare tutto. Questo voleva dire lunghe ore di duro lavoro, noi due soli nella mia camera. Dannazione, il mio uccello diventava duro solo a pensarci. Lui non si rende conto di quanto mi eccita. Questa è una piccola città, non una metropoli, così io non posso fare ciò che voglio. Se tentassi qualche cosa lo saprebbero tutti e la mia vita diventerebbe un inferno.
Il giorno seguente, alle 7 di mattina, Ben arrivò. Io ero ancora a letto quando sentii mio padre salutarlo sulla porta. “Entra Ben.” disse allegramente mio papà. “Grazie, dottor Bruni.” rispose Ben scuotendo la neve dal cappotto e togliendoselolo. Io ero in cima alla scala, fuori di vista, nudo, che mi menavo l’uccello duro mentre guardavoil fusto togliersi il cappotto. Indossava sneakers, jeans, una t-shirt stretta e, ragazzi, com’era ben fatto. Quel torace riempiva la t-shirt stretta di cotone ed il mio uccello sobbalzò in approvazione.
“Sta scendendo.” disse papà chiudendo la porta ed appendendo il cappotto di Ben. Chiacchierarono dirigendosi verso la cucina, dicevano che si erano aspettati la neve, ma la bufera di neve di tre giorni che era seguita era fuori dell’ordinario.
Ritornai nella mia stanza, mi misi le mutande e ritornai a letto. Alcuni minuti più tardi papà bussò e poi aprì la porta. “Ezio, è ora di svegliarsi.” Disse attraversando la stanza ed aprendo gli scuri. Indossava solo i jeans senza camicia. Sapevo che la indossava quando aveva fatto entrare Ben, cosa gli era successo? Mio papà può essere uno stronzo, ma è abbastanza bello e fa ginnastica. Quel torace peloso è molto ben scolpito fu l’ultimo pensiero che ebbi mentre lui usciva dalla mia stanza ripetendo: “Forza figliolo, hai visite, è ora di svegliarsi.”
‘Alzati’, dannazione pensai sorridendo a me stesso, è già alzato. Mi feci una rapida sega e pulii prima di andare sotto la doccia. Dieci minuti più tardi ero vestito con sneaker, jeans e t-shirt, come Ben. Quando entrai nella cucina stava mangiando frittelle. “Ci sei?” disse mio padre quando mi vide entrare. “Vuoi delle frittelle?” “No grazie, non ho fame.” C’era qualche cosa di meglio della cucina di papà… ma vedendo il mio genitore senza camicia ed il mio biondo partner di studio prenderne una seconda era un po’ surreale… perché aprofittare della cucina di mio padre se loro non …?
Dopo 10 o 15 minuti di chiacchiere finimmo la colazione e Ben ed io andammo nella mia stanza per studiare. Sei ore di lavoro intenso ci permisero di recuperare gran parte del materiale. Gran parte del lavoro l’avevo salvato su disco così la copia che Ben aveva perso sul disco fisso non ci fece tanto danno come avevo paventato. Mentre lavoravo alla tastiera recuperando archivi e compilando di nuovo in ordine corretto il materiale, Ben continuava a chinarsi sulla mia spalla. Le sue mani erano forti e calde appoggiate alle mie spalle e la sua faccia strisciava contro la mia quando lui si chinava in avanti e mi circondava con un braccio quando doveva segnare qualche cosa sullo schermo che pensava dovesse essere cambiato.
Il mio uccello era duro come una pietra. Quello che realmente volevoi fare era girare la testa, guardarlo e dargli un bacio profondo e lungo. Ma sapevo che dovevo restare concentrato; così circa alla una del pomeriggio facemmo una pausa. Andammo in cantina. Papà l’aveva trasformata in una stanza giochi, attrezzi da ginnastica, videogioco, una TV a grande schermo e tavolo da bigliardo. Aveva installato anche un altro bagno con una grande doccia così lui poteva lavarsi dopo avere lavorato fino a sera tardi senza fare troppo rumore di sopra.
Ben non aveva mai visto prima la stanza e ne fu entusiasta. Senza una parola ci sedemmo fianco a fianco sul sofà e lui prese uno dei telecomandi dei giochi. “Mio papà non ci permette di avere videogiochi; dice che imputridiscono il cervello.” Poi sorrise e disse: “Allora, a quale giochiamo?”
Anch’io gli sorrisi ed usai il comando per accendere la Tivù. “Proviamo questo.” Noi eravamo ambedue cavalieri medievali e cooperavamo nel combattere il nemico. Non so come passò il tempo ma alle 6 papà chiamò per dire che la cena era pronta.
Ben ed io eravamo stati veramente bene insieme; quando eravamo entrati nella stanza avevo alzato il riscaldamento e dopo un’ora Ben si era tolto la t-shirt. Io decisi di fare lo stesso; io non sono muscoloso come Ben o mio papà, ma sono abbastanza ben fatto. Continuai a sbirciare verso di lui. Mi chinavo indietro quando lui si chinava in avanti. La sua forte schiena, le spalle larghe, il torace solido ed i ricci capelli biondi tutto mi piaceva in lui. Ogni qualvolta passavamo al livello successivo si comportava come il tipico compagnone, un ceffone sulla mia schiena, braccia intorno alle mie spalle o la faccia a due centimetri dalla mia mentre barriva qualche cosa come “Magnifico!!!” o un ruggito di eccitazione. Fu un grande pomeriggio.
Mentre salivamo per la cena Ben era 4 passi davanti a me. Ragazzi che bel culo aveva! Quei jeans erano ben riempiti e ci volle tutto il mio autocontrollo per non afferrarlo proprio lì sui gradini. Di sopra la casa era più calda del solito: il papà doveva aver aumentato il riscaldamento. Eravamo tutti e tre senza camicia seduti a tavola, l’icapacità di mio padre a cucinare era evidente ma non sembrò importare a Ben. Prese un’enorme bistecca, patate e tutto il resto. Si complimentò con papà mentre puliva il piatto. Anche papà ed io ambo mangiammo, ma non così energicamente come Ben. La conversazione era del solito genere a cena. Ben ed io dicemmo che avremmo studiato un’altra ora o due, poi avremmo ripreso all’indomani.
A quel punto papà disse: “Con la bufera di neve che c’è ti converrebbe restare qui stasera.” Tanto assorbiti dal lavoro, poi dal gioco e poi dalla cena, non ci eravamo accorti che aveva continuato a nevicare.
Ben non sembrò obiettare, sarebbe rimasto a dormire, Cristo Santo! Sarebbe stato magnifico e mi chiesi se dormiva nudo come mio papà. Finalmente potevo verificarlo. Continuai a sognare ad occhi aperti fino a quando mio padre continuò a ripetere e poi finalmente gridare il mio nome: “Ezio!”
“Huh?” mi ripresi. “Scusa, cosa c’è?”
“Ti ho chiesto se volevi il dolce.” Scossi la testa e guardai Ben che finiva il suo pasto. “Perché voi ragazzi non salite nella tua stanza, io laverò i piatti?” io fui d’accordo.
Ben aiutò a sparecchiare la tavola mentre io andai di sopra ad accendere il computer per lavorare ancora un po’. Li sentii scherzare e mi trovai ad avere un sogno ad occhi aperti su di loro. Un minuto più tardi Ben venne nella stanza e si mise dietro di me con le mani sulle mie spalle. Distrattamente mi strofinava le spalle e, ragazzi, come era bello!
Io facevo del mio meglio per tenere la mente sul lavoro e fino alle 9 facemmo del nostro meglio per riallacciare tutta la ricerca. Ben cominciò ad essere annoiato ed io irritato di dover fare la maggior parte del lavoro mentre era lui ad averlo perso. Mio papà sporse la testa e disse, “Ben, sarà meglio che chiami i tuoi per avvisarli che starai qui.”
Lui lasciò la stanza e scese in cucina per chiamare i suoi. Mio papà si sedette dove prima stava Ben e si chinò verso di me come faceva prima Ben. Ragazzi che buon profumo aveva. La sua barba carezzava la mia guancia ed il mio uccello si alzò. “Cristo santo!” pensai tra di me. “Sono eccitato da mio padre!”
Un paio di minuti più tardi Ben rientrò e disse: “Mi hanno detto di restare, le strade sono bloccate.” “È veramente così drammatica?” Chiese mio padre. “Sì, ne abbiamo un paio come questo ogni anno. La cosa migliore è rimanere in casa.” In quel momento si spense la luce.
“Dannazione!” disse mio papà alzandosi nella stanza scura. Gli dissi di stare fermo ed attraversai la stanza urtando Ben e facendolo quasi cadere; ci abbracciammo per non cadere. Ragazzi come mi piaceva! Trovai una s**tola di fiammiferi che tenevo in un cassetto e ne accesi uno, poi usai la sua luce per cercare una candela che tenevo nella stanza per questo scopo. Scesi in soggiorno, aprii un cassetto ed estrassi una grande s**tola di candele, candelieri e fiammiferi e li portai di sopra.
Senza tensione anche il riscaldamento era spento. Avevamo una stufa a legna, Ben sapeva che nelle camere da letto padronali di queste vecchie case c’era sempre un foro per le stufe ed anche la mia camera da letto ne aveva uno; questo voleva dire che potevamo scaldare solo le due camere da letto ed il soggiorno finché non tornava la tensione. La mia stanza aveva solo un letto ad una piazza, ma Papà aveva un letto matrimoniale. Mio papà disse che lui ed io potevamo dividere il suo letto e Ben poteva prendere la mia stanza.
Diedi una candela accesa a loro due in un’atmosfera quasi medievale. La neve era già alta quasi sessanta centimetri e non accennava a smettere. Tutto quello che potevo pensare era come mi sarebbe piaciuto aiutare Ben a scaldarsi. Con la mancanza di luce almeno loro non potevano vedere la protuberanza nei miei jeans che era evidente da quando la luce se n’era andata.
Papà andò ad accendere il fuoco nella stufa a legna mentre Ben ed io parlavamo. Una cosa tira l’altra e cominciammo a discutere. Mio padre rientrò nella mia stanza e disse: “Ehi, ehi, cos’è tutto questo gridare?” Spiegammo i nostri punti di vista e papà, come al solito, mi dava torto. Alla fine mi lasciai sfuggire: “Bene, parteggia per lui.” Papà tentò di prenderla alla larga ma io non ci stavo e dissi: “Non passerò la notte in una stanza con te.” Papà disse qualche cosa su stare lui nella mia stanza e Ben ed io prendere il suo letto, ma Ben obiettò perché era ancora arrabbiato con me.
“Ok” disse papà, “Ezio, tu rimani nella tua stanza e Ben ed io andremo nella mia.” Prima che io potessi dire un’altra parola Ben disse: “Eccellente!” e si precipitò della stanza. Io dissi: “Eccellente!” E mio papà disse lo stesso mentre usciva e chiudeva la porta dietro di se.
Sarei stato da solo nella mia stanza mentre papà e Ben avrebbero condiviso il letto. Ragazzi che idiota ero! Chiusi come al solito la mia porta a chiave e mi misi le cuffie (Grazie a Dio c’erano le batterie). Erano circa le 11 quando mi venne un po’ freddo, allora scesi e misi della legna nella stufa. Mentre chiudevo la porta della camera dietro di me mi tolsi le cuffie. Controllai i fori di aereazione per essere sicuro che il calore arrivasse.
Fu allora che sentii: Ben si stava lamentando, “Oh sì, così, ahhh, sì!” “Cosa cazzo…?” Pensai fra di me. Indossavo solo i pantaloni della tuta e null’altro. Mi avvicinai alla porta della camera di papà. Non avevo la candela. Potevo solo sentire quello che stava accadendo. Poi sentii Ben lamentarsi, “Ohhhh Dio!” e mio papà rispondere libidinosamente: “Rilassati, puoi prenderlo!”
Scostai la porta di un paio di centimetri e… non potevo credere a quello che stavo vedendo: Ben e mio padre completamente nudi. Ben era a quattro zampe sul letto e mio padre lo montava alla pecorina!
Non potevo credere ai miei occhi: Mio padre ed il mio compagno di classe che lo stavano facendo, ambedue appassionati e, ragazzi, era papà che martellava nel bel culo di Ben. Il mio compagno si stava lamentando rumorosamente ed i miei pantaloni furono lanciati dietro di me mentre cominciamo a carezzarmi l’uccello duro a quella vistione incredibile.
Senza preavviso papà si tolse dal culo stretto di Ben. “Perché ti fermi?” Chiese Ben guardandolo, i due erano illuminati dalla luce di alcune candele. Ben rotolò sulla schiena, mio papà gli sorrise e disse: “Chi ha parlato di fermarsi!” Mise le gambe di Ben sulle sue spalle e riprese con quello che doveva essere un cazzo da 22 centimetri. Quando ricominciò a penetrare il culo stretto del biondo Ben, lui si lamentò: “Oh Dio! Dottor Bruni!” Col pene seppellito profondamente nel giovane, mio padre si piegò, alzò un po’ Ben ed i due si baciarono. Io cominciai a sborrare sulla porta della camera da letto di mio padre.
Cristo! Papà stava facendo quello che io avevo sognato di fare. Poi pensai che non avrei avuto problemi ad essere al posto di Ben. I due proseguirono duramente e profondamente per 20 minuti nei quali mio spinse al massimo. Nel mentre Ben aveva sparato due carichi sul torace peloso di mio papà. Chiusi la porta, mi lasciai cadere sulle ginocchia e leccai il mio sperma. Poi scesi in sala, raccolsi i miei pantalone e ritornai nella mia stanza.
Mentre ero sdraiato nudo nel mio letto ripassai più volte le immagini che avevo visto masturbandomi per un’altra ora. Capii che Monteforte non sarebbe stato così male come avevo pensato. Capii che mio papà ed io saremmo diventati più intimi. E capii che Anna non sarebbe più stata quella della sua famiglia che avrei desiderato. Quell’onore sarebbe stato di suo fratello, Ben.

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