La prima fica col pelo

La prima fica col pelo
Una sera, mi incontrai nell’ufficio di G……a, per darle una mano nella sistemazione del pc e del telefono nuovo.
Lei, lavora per una banca, sempre vestita bene, spesso con tailleur di rappresentanza; così quella sera.
Dopo una bella oretta abbastanza intensa di lavoro, oramai i due dispositivi dovevano fare tutto tra di loro.
Lei, 50 anni passati da un po’, sufficientemente sportiva, fisicamente in linea per la sua età, ma viso non particolarmente attraente.
Si parlava del più e del meno, per ammazzare il tempo, quando lei sparì.
Tornò dopo circa 5 minuti e si sedette sulla scrivania, praticamente di fronte a me.
Notai solo che la gonna mi sembrava più alzata rispetto a prima, ma non ci feci caso, almeno fintanto che non allargò un pochino le gambe.
Fu impossibile non guardare e lei rincarò la dose aprendole di più.
Ci fù un po’ di imbarazzo da parte mia, ma lei mi chiese senza troppi giri di parole: “Vuoi?”
Io non dissi nulla ma con la sedia da ufficio mi avvicinai, lei andò con la schiena leggermente indietro, tenendosi con le braccia e spalancò le gambe.
Vidi per la prima volta una patata col pelo, tutta completa, non troppo folto ma nemmeno rado, color castano.
La voglia di infilarci la faccia fu enorme, ma una domanda mi bloccò per un istante: “siamo a fine giornata, si sarà lavata o mi verrà da vomitare?”
Allora mi avvicinai e appoggiai la faccia sul pelo, con sommo piacere era appena stata lavata, iniziai allora a leccare tutta la zona, il lungo e in largo, ad ogni mio soffermarmi sul clitoride corrispondeva a uno s**tto di G……a.
Come da tradizione le infilai uno o due dita dentro, sentendola già sufficientemente bagnata.
Le chiesi di sdraiarsi sulla scrivania, le alzai le gambe perché avevo deciso di sfoderare il mio asso nella manica.
Infilai la lingua tra le sue chiappe, leccandole avidamente il buco del culo, intanto con il pollice le massaggiai il clitoride.
Non ci mise molto a venire e ne fui molto soddisfatto.
Ma adesso toccava a me venire, il mio pisello era duro da un pezzo e mi faceva male nelle mutande.
Mi alzai e senza tanti convenevoli lo tirai fuori.
Le chiesi di rimettersi nella posizione di prima, seduta sulla scrivania gambe aperte e braccia appoggiate indietro.
Lei mi accontentò ma subito dopo mi disse: “guarda che io di solito non succhio!”
Tra me e me pensai che fondamentalmente in quel momento non me ne poteva fottere di meno, volevo svuotarmi le palle da qualche parte.
La mia cappella era secca, mentre la sua patata bella bagnata.
Tuttavia ebbi un po’ di difficoltà nel penetrarla.
Appena la cappella si bagnò del suo succo, riuscii ad entrare, prima poco e poi tutto.
Continuai così per un po’, nel frattempo le aprii la giacca, la camicia bianca e le tirai fuori le tette dal reggiseno bianco.
Non erano sto gran che come tette, tra l’altro subivano un po’ l’età essendo un pochino molli, tuttavia mentre glielo spingevo dentro, non persi occasione di ciucciargliele.
Mi sembrò di scoparmi una puttana, mezza vestita, con tutte le parti che servivano di fuori in qualche maniera dai vestiti, ma forse questo fu un aiuto nell’eccitarmi ulteriormente.
Senza troppi complimenti le sborrai dentro, non riuscii a tirarlo fuori nemmeno dopo aver smesso di pomparle sperma dentro, fu una sensazione meravigliosa.
Quando lo sfilai, ancora duro, era completamente lucido, biancastro; un misto tra il mio piacere e il suo.
Mi disse: “andiamo in bagno a pulirci”
La seguii e scoprii che quel bagno era attrezzato di tutto, dal bidet alla doccia e iniziò proprio lei sedendosi sul bidet per lavarsi.
La seguii io, ma mentre lo stavo facendo la invitai a mettersi davanti a me, faccia al muro.
Avevo il suo culo a qualche cm dal mio viso, allora le aprii di nuovo le chiappe, volevo vederle anche il buco del culo.
Le diedi di nuovo qualche colpo di lingua, dopodiché lei si spostò.
Appese al porta asciugamani, c’erano le sue mutandine nere, probabilmente usate della giornata.
Lei prese dal mobile del bagno un paio di mutande pulite, così le chiesi se potessi avere quelle usate come regalo.
Mi guardò un po’ male e con il viso che chiaramente disse: “contento tu” acconsentì.
Ci lasciammo quella sera con un bacio molto lungo con tanto di lingua, d’altronde la mia lingua era già stata in tutti gli altri buchi e mancava solo la bocca.
Nei giorni seguenti mi ammazzai di seghe se quelle mutandine profumate e, non mancai di farglielo sapere.
Ma non fu l’unica volta che facemmo sesso.
Nel tempo, in varie occasioni ci fu questa possibilità, con l’uso anche del suo culo e della sua bocca.

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