Tacchi al centro commerciale parte 5 Punto di non

Tacchi al centro commerciale parte 5 Punto di non
Preparai una buonissima cenetta. Il polpettone era in forno, la tavola apparecchiata e in tavola già il Vino al fresco. Da tempo non vedevo la mia sorellina. Dopo la scomparsa di Paola la mia vita aveva preso piega lussuriosa ma mi sentivo bene, ero soddisfatta finalmente di me stessa.
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Suonò il campanello, erano i miei ospiti. Andai ad aprire al citofono e pochi istanti dopo un rumore di passi sul pianerottolo mi avvisò del loro arrivo. Lasciai la porta socchiusa. Entrò per prima mia sorella con una bottiglia di rosso e un sorriso che portava allegria. Di seguito il compagno che mi salutò con un bacio e alla vista del figlio per poco non urlai. Non poteva essere vero! Il ragazzo del centro commerciale!

Ricordavo ancora chiaro quel giorno, quando per poco non fui beccata a masturbarmi tra i reparti del supermercato, probabilmente vista con questo ragazzo. Finsi indifferenza inizialmente, salutando e presentandomi come fosse il primo incontro. Ovviamente il ragazzo, poco più che diciottenne, trasparì un leggero imbarazzo che i genitori ignari della situazione giustificarono come semplice timidezza. Per sciogliere il ghiaccio e distogliere l’attenzione versai un bicchiere agli ospiti e servii degli stuzzichini. La serata successivamente proseguì per il meglio. Chiacchierate piacevoli e risate accompagnarono la cena, affiancate da vino a volontà per tutti. Mi sentivo bene, con la mia sorellina accanto e il suo simpaticissimo compagno. Qualcosa però mi turbava nel guardare il ragazzo. Ovviamente per quanto possibile evitai il suo sguardo diretto e lui a sua volta fece altrettanto, concentrando il suo sguardo sul mio corpo e i miei piedi attraverso il tavolo di vetro. Le mie guance al pensiero divennero rosse e iniziai a sudare incolpando il vino e il primo caldo primaverile. Lo sguardo del giovane si faceva insistente ed intravidi la sua mano spostare qualcosa nella zone dell’inguine. Mi stavo eccitando. Fui colta impreparata da una domanda dei miei ospiti in quanto per un attimo assorta nei miei pensieri e nelle fantasie che si stavano s**tenando nella mia testa. Decisi allora di alzarmi per sparecchiare e mentre gli ospiti si spostavano sul divano mi occupai di piatti e stoviglie con l’aiuto di mia sorella.

“Che hai Elena? Improvvisamente me sei sembrata molto strana.. Per caso sei stanca? Vuoi che andiamo via?”

Ovviamente risposi negativamente, dovevo cercare di mascherare le mie reazioni. Finiti i piatti portai il caffè agli ospiti. Effettivamente ero stanca, nel pomeriggio mi ero concentrata sulle pulizie di casa e sulla cucina, ora avevo le gambe stanche e i piedi sui miei tacchi alti iniziavano a farmi male. Per l’occasione ho indossato un vestito con collant nere. Scarpe con tacco nere e smalto sui miei piedini. Per questo comprendevo gli sguardi che ora mi lanciavano i due uomini visibilmente arrapati. Durante il rito del caffè mia sorella ricevette una telefonata di lavoro. Era un’importante manager e spesso riceveva lunghe telefonate a tutti gli orari, anche la notte dall’estero. Scusandosi chiese il permesso di allontanarsi e uscì sul terrazzo per telefonare, lasciando intendere che non sarebbe stata una cosa breve. Il compagno ne approfittò per scendere in auto a scaricare i cartoni che mi avevano portato, tenuti in custodia ancora dai tempi del mio trasloco a casa loro. Rimasi da sola col ragazzo. Entrambi eravamo molto imbarazzati, presi coraggio e gli proposi un tour della casa. Mi seguii. Gli raccontai del motivo del colore delle pareti, della scelta dei mobili, delle tende.. ero molto imbarazzata. Giunti in camera da letto mi colse distratta e mi bacio. Un bacio caldo, lungo, bagnato.. che mi sciolse completamente. Qualcosa s**ttò dentro di me. Presi il ragazzo per mano e senza farci notare da mia sorella lo trascinai fuori con me. Scendemmo in cantina, sì proprio nella numero 205.

Era tutto come lo ricordavo, la luce gialla soffusa, gli scaffali di metallo con gli attrezzi, le pareti polverose. Dissi al ragazzo “è qui che ho scoperto di essere una troia”. Gli abbassai i pantaloni e con un leggero massaggio alle palle con le mie unghie iniziai a fargli un pompino. Man mano che il pene si gonfiava iniziai a fuoriuscire sempre più saliva per bagnarlo completamente. Iniziai a segarlo velocemente, tenendo ben stretto il suo glande gonfio tra le mie labbra, stuzzicandogli la testa del pene con la punta della lingua. Lui emise i primi gemiti e la timidezza sembrò scemare. Frugò nella tasca dietro dalla quale tirò fuori un grosso cetriolo. “So che ti piacciono molto, l’ho preso prima dal tuo frigorifero”. Aprii la bocca stupefatta ed esclamai “Sei proprio un maiale, proprio come la tua zietta!”

Ripresi a segarlo, gambe divaricate e piedi che fremevano dalle mie scarpe strette per toccarlo. Mi fermò le mani e massaggiandomi i seni riprese a slinguarmi con passione. Mi sdraio e slacciò le mie scarpette baciandomi con dolcezza i piedini sudati. Prese l’alluce in bocca simulando movimenti da pompino. Ero tutta un brivido, era in pieno controllo su di me. Il giovane che mi ciucciava i piedi e la mano che infilava il cetriolo nella figa. Non potevo immaginare la presenza di un altro uomo ad osservarci alle spalle. Il padre mi lui entrò nella cantina, fermando la mano che teneva il cetriolo dicendomi “ora quello infilatelo nel culo, forza!”. Non riuscivo a ribattere, feci come mi era stato ordinato. Ora a pecorina, con le ginocchia a terra ricevetti il cazzone del padre nella mia figa bagnata, mentre il figlio mi picchiava il suo bel cazzo sulla faccia. “Vieni Johnatan, mentre glelo sbatto nella figa vieni a sborrarle nel culo!” Il ragazzo non se lo fece ripetere e dopo avermi cavalcata per bene mi sborrò con forza nel culo, tanto da colare tutto il seme sul pavimento. “Ed ora tocca a me!” esclamò.

Mi infilò il tacco della scarpa in bocca e presa in braccio a cavalcioni contro lo scaffale mi sbatte con forza, buttando tutti gli attrezzi per terra ogni volta che sbatteva il cazzo dentro di me. Venne come un fiume in piena, la sborra andò ovunque sporcandomi tutta. I due rivestiti tornarono in casa come nulla fosse, mentre io tremante e piena di seme dal seno ai piedi mi infilai il vestito e prese le scarpe in mano salii a mia volta.

Non ne parlammo per tutta la sera. Ora, partita la portinaia avevo altri compagni per soddisfare la mia libidine. I due neri, il ragazzo, suo padre.. Oramai nulla sarebbe stato come prima

Nuovi racconti a breve sul sito! Mettete mi piace e visitate per scoprire le nuove storie.

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