A parti invertite

A parti invertite
Io e Lamberto arrivammo in camera nostra dopo essere usciti dal bagno e dopo che, siccome avevo il culo distrutto, lo avevo fatto venire infilando il cazzo da dietro fra le mie cosce chiuse e mettendoci sotto la mia mano inumidita così che trovandosi fra le mie cosce, il mio pavimento pelvico, la mia mano, e sfiorando le mie palle quando veniva tutto in avanti, avesse a suo dire quasi la sensazione di trovarsi in una fica.
Adesso per la prima volta toccava a me fargli il culo perché nonostante scopassimo da quasi due anni la femmina l’avevo sempre fatta io e la cosa non mi era mai dispiaciuta, anzi! Adoro il culo delle donne ma non sono mai stato troppo attratto da quello dei maschi, inoltre adoro sentire il cazzo che corre su e giù dentro di me quindi quando sono con un maschio preferisco concentrarmi su quello.
Ma lui mi aveva offerto questa opportunità e io avevo deciso di accettare.
Finalmente potevamo lasciare la luce accesa e non dovevamo nemmeno stare troppo attenti a non far rumore perché, tanto, il nostro segreto si era allargato a tutta la casa e io ero diventato la puttanella di tutti anche se continuavo a dormire in camera con lui. Avevamo raggiunto l’accordo che io avrei continuato a stare con lui e quando gli altri avrebbero avuto voglia di scoparmi, o io avrei avuto voglia di un cazzo diverso, sarebbe bastato chiedere senza che da parte di alcuno montasse nessuna gelosia perché il nostro rapporto doveva rimanere solo un gioco privo di vincoli sentimentali (anche perché sinceramente, a parte l’attrazione fisica, io non riesco a provare sentimenti d’amore verso un altro uomo come invece posso provarli per una donna) l’unico patto era che chiunque di noi avesse scopato fuori dalla casa avrebbe sempre usato il preservativo, in modo da assicurare fra di noi la libertà di poterlo fare a pelle senza preoccuparci delle malattie.
Si stese sul letto, Lamberto, nudo e a pancia in giù col culo in bella vista, io mi inginocchiai fra le sue cosce, presi il gel lubrificante e cominciai a spalmarglielo attorno all’ano per poi entrare con un dito.
“Hey, me lo infili così? senza preliminari?” mi chiese.
“Non ricordo che tu ci abbia girato tanto intorno quando mi hai sverginato” gli risposi in tono scherzoso.
Continuai a lubrificarlo e di tanto in tanto ad entrare con una falange, lui sussultava ogni volta, si vedeva che non era portato per fare la troia.
Se lo avessi penetrato da sopra di sicuro lo avrei traumatizzato e pensai che non sarebbe poi stata una cattiva idea perché se avesse scoperto che è piacevole magari non mi sarebbe più rimasto così attivo, ma non mi andava di fargli male quindi lo feci stendere su un fianco, mi misi dietro di lui e infilai il cazzo fra le sue natiche, appoggiai la cappella al suo buchetto e provai a spingere lentamente, lui scappò subito in avanti e disse che gli faceva male.
Riprovammo altre due o tre volte e lui sempre si sottrasse dicendo che gli faceva troppo male.
“Lascia perdere, non fa per te” gli dissi.
“No, voglio provare” mi rispose.
Così mi distesi a pancia in su e gli ordinai di sedersi sopra di me a smorzacandela, in modo che potesse controllare se, quando e quanto il mio cazzo sarebbe entrato dentro di lui.
“Bene” gli dissi, “adesso hai il mio cazzo puntato al culo, sarai tu a decidere quando farlo entrare, cerca di rilassarti, chiudi gli occhi e lasciatici scivolare sopra”.
Rimase li un bel po’ ma niente, non aveva il coraggio di lasciarsi andare.
“Rilassati come se dovessi andare al bagno e lasciati cadere” gli dissi.
Ci provò e appena riconobbi il movimento dei suoi muscoli che si rilassavano lo afferrai per i fianchi, lo tirai giù e lo impalai sul mio cazzo duro.
La sua faccia assunse un’espressione di dolore, la sua bocca si aprì ma non riusciva nemmeno a urlare (io conoscevo molto bene quella sensazione) subito lui cercò di sfilarsi e io di trattenerlo giù ma mi scappò scendendo da sopra di me e lasciandosi cadere su un fianco in posizione fetale.
“Cazzo che male! Ma come fai a dire che ti piace? è un dolore pazzesco”.
Risi e gli dissi che non è proprio tagliato per fare la troia.
“Te l’ho promesso, devo riuscirci” mi disse.
Così lo feci mettere a pancia in giù, gli misi un cuscino sotto il bacino affinché il suo culo stesse proteso verso l’alto, gli feci allargare le gambe e mettendomi dietro di lui iniziai a lubrificarlo nuovamente e ad allargarlo gradualmente con le dita.
Quando mi sembrò pronto afferrai il mio cazzo, mi misi sopra di lui e iniziai a penetrarlo con decisione, si lamentava ma gli dissi che avrebbe dovuto portare pazienza, quando fui tutto dentro mi appoggiai con il corpo totalmente sopra di lui e iniziai a muovermi. Subiva e sopportava ma era chiaro che non gli piaceva, e anche per me il suo odore di maschio, la sua voce, la sua pelle, i suoi capelli corti, facevano si che non mi eccitasse sto granché anzi, per tenere il cazzo in tiro dovevo concentrarmi e immaginare di essere io al posto suo, non era bello come con le donne, ma li non era questione di godere, era una questione di principio, una sorta di piccola vendetta di coppia, così continuai deciso ad arrivare fino in fondo.
Ad ogni mio colpo si lamentava e mi chiedeva: “ma come fa a piacerti?”
Rispondevo chiedendogli se avesse preferito che smettessi nella speranza, lo confesso, che mi dicesse di si per continuare lo stesso ma invece diceva: “no, andiamo avanti ma fa malissimo ed è umiliante e degradante”.
“Prenderlo nel culo è un’arte, bello mio!” gli dissi in tono sarcastico.
“Probabilmente si e io sono negato mentre tu sei un maestro” mi rispose.
“Dai che ho quasi finito” gli dissi.
“Non vorrai sborrarmi dentro?”
Eccolo! Finalmente c’era qualcosa che non voleva e io potevo consumare la mia “vendetta” per tutte le volte che gli avevo chiesto di non fare qualcosa, o di farlo con più delicatezza, e lui preso dalla foga di scoparmi non mi aveva dato retta. Non che in quelle occasioni mi dispiacesse, anzi era eccitante sentirsi sottomesso e lui sapeva che mi piaceva essere preso con un po’ di forza di tanto in tanto ed aveva imparato a riconoscere quelle situazioni in cui un io “no” in realtà significava “fallo lo stesso”, ma questa occasione di restituirgli il favore andava colta, così non gli risposi e aumentai il ritmo per accelerare il mio orgasmo.
“Non venirmi dentro, ti prego” mi chiese ancora con tono sommesso, e in quel momento quasi capii la soddisfazione e il senso di potere che provava lui quando era sopra di me e mi usava come suo svuotapalle.
“Tranquillo che non resti incinta” gli dissi aumentando ancora il ritmo.
“No! No! ho detto di no!” esclamò, e mentre mi chiedeva di non farlo io mi lasciai andare e scaricai il mio sperma dentro di lui.
Il mio cazzo si afflosciò ed uscì subito, gli diedi un paio di manate sul culo e gli dissi: “ben venuta nel club, troietta!”.
Si tolse il cuscino da sotto il bacino, si mise su un fianco e io lo abbracciai da dietro.
“Bastardo, ti avevo detto di non venirmi nel culo!”.
Risi e gli ricordai tutte le volte che io gli avevo chiesto di non farmi qualcosa e lui l’aveva fatto lo stesso.
“La prossima volta che lo facciamo ti piscio dentro” disse con tono quasi minaccioso.
“Ma lo sai che è un po’ che ci penso e mi piacerebbe provare?” gli risposi.
“Basta, sei incorreggibile, torno nel mio letto, a te è piaciuto almeno? perché a me nemmeno un po’!”.
“Sinceramente no, ho fatto fatica a mantenerlo duro e preferisco quando sei tu a farmelo, abbiamo provato ed abbiamo capito che per entrambi è meglio continuare come abbiamo sempre fatto”.
Mentre stava per alzarsi e tornare nel suo letto lo afferrai per un polso e gli dissi: “dove vai? resta qua, dormiamo assieme questa notte, ma ristabiliamo i ruoli, io mi giro e tu ti metti dietro di me”
Ci mettemmo a cucchiaio, lui appoggiò il suo cazzo contro il mio culo e gli si indurì subito, segno che il mio culo faceva a lui un effetto ben diverso rispetto a quello che il suo faceva a me, con un braccio mi avvolse il torace e mi appoggiò una mano su un pettorale, quasi come per afferrarmi una mammella che non ho.
“E’ inutile, fra noi sei tu quello bravo a fare la femmina” disse.
“E tu non sei male a fare il maschio” risposi in tono scherzoso.
Sospirò facendomi capire che aveva colto la battuta, mi augurò buona notte e ci addormentiamo così.

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