Emme 1
Già, Emme. Ci ero uscito qualche mese l’estate prima. Lei era, diciamo così, impegnata, e allora ci vedevamo e scopavamo soprattutto in macchina. La prima volta che siamo usciti era già luglio, faceva caldo. “Ciao”, mi disse appena entrata in macchina. Da forma della sua camicetta si capiva benissimo che non portava reggiseno, e da come si sistemò sul sedile che probabilmente non aveva niente sotto la gonna. Mora, curve pericolosissime, tette della quarta, era il sesso fatto donna. “Mi porti a fare un giro ?” mi chiese baciandomi leggermente sulla guancia. Sapevamo tutti e due che avremmo scopato, ma la serata era dolce, e allora indugiammo a lungo, pregustando il piacere che sarebbe venuto. Mentre guidavo mi mise una mano sulla gamba. “Ti do fastidio ?” “No assolutamente” replicai. “Per fortuna fa un po’ meno caldo, oggi si moriva”, disse sbottonandosi un bottone della camicetta. Si sistemò sul sedile tutta aggrovigliata, e nel farlo la gonna le salì parecchio. Gesti in lei del tutto naturali, ma che avevano un effetto sconvolgente.
Girammo a lungo, lasciando la città, sempre più in campagna. Ci fermammo in un posto lontano da tutto e da tutto. Spensi il motore e mi girai verso di lei. Nella penombra, mi guardava maliziosa e vogliosa. “Guardami, ti voglio fare vedere una cosa”, mi disse. Con lentezza si sbottonò del tutto la camicetta e se la sfilò, rimanendo a seno nudo. Due tette stupende, con capezzoli meravigliosi. “Ti piacciono ?” mi disse in un sussurro. Erano meravigliose. Feci per baciarle, ma lei mi fermò. “Aspetta”. In un attimo si sfilò la gonna, era a portafoglio, rimanendo completamente nuda, sola con i saldali. Non aveva le mutandine. Fece scendere il sedile, allargò leggermente le gambe per farmi vedere il suo sesso, e sorrise nuovamente, questa volta vogliosa. “Sono tua, fammi quello che vuoi” mi disse. Mi avvicinai a lei. “Forse è meglio che ti spogli, ti vorrei nudo”. Mi tolsi la camicia e i calzoni. “Anche quelle e quelle” mi disse indicando gli slip e le scarpe. “Adesso vieni qui”. Mi distesi accanto a lei, nudi entrambi, nel poco spazio del sedile.
Ci baciammo, ci accarezzammo, a lungo. Poi la sua mano improvvisamente scese sul mio sesso. “Mmm ce l’hai grosso…” e iniziò lentamente a muoversi. Cercai la sua figa con la mia mano, cavoli, era già aperta e bagnatissima. “Toccami e non avere paura di farmi male”, poco più di un sospiro ansimante. Iniziai lentamente a sditalinarla, prima fuori e poi entrando anche un po’ dentro. I sospiri crebbero di intensità. “Entra anche dentro, così” e guidò la mia mano. “Non di fermare, voglio venire, fammi godere”. Non mi fermai, continuai a sditalinarla, a toccare il clitoride, a entrare ed uscire, di più sempre di più. Era sempre più bagnata e ansimava, gemiti di piacere, gli occhi chiusi, le labbra leggermente aperte. “Adesso, adesso, godo, godo, godo….”. Proruppe in un urlo di piacere totale, senti le contrazioni della sua vagina sulla mia mano, improvvisamente tutta bagnata. “Mmm… mi hai fatto venire bene, ho goduto dalla pancia…lasciami riprendere che adesso tocca a te”.
Mi fece distendere sul sedile e si inginocchiò davanti a me. Prese in mano il mio cazzo. “Hai un bel cazzo” mi disse. Per un po’ si limitò a rimirarlo, poi lo scappellò per bene tutto e iniziò a leccarlo. Timidamente, sotto il glande, piccoli colpi di lingua, poi tutto intorno, poi la punta. Sentii la sua saliva bagnarlo. “Adesso non pensare a niente, pensa solo a godere e sta giù”. No, volevo vedere. La sua testa di capelli corvini, i suoi occhi maliziosi, il suo viso splendido, lei nuda, i suoi seni, i suoi fianchi, la sua bocca sul mio cazzo.
Il mio cazzo dentro la sua bocca. Non lo realizzai subito. Ad un tratto lo sentii avvolto da qualcosa di umido e di dolce, e qualcosa si muoveva sotto il mio glande. La sua lingua. Rimase così un tempo che a me parve lunghissimo, ma ci sarei stato per sempre. Poi iniziò a muoversi, con un ritmo lentissimo. Vedevo i suoi capelli ondeggiare. Fitte di piacere sul mio sesso, sempre più duro dentro la sua bocca. Non volevo venire subito. Cercai di fermala, non lo fece, mi prese le mani con le sue e mi fermò, poi tornò a concentrarsi sul mio piacere. “Sto per venire…” dissi con voce roca. Rallentò il ritmo, come per percepire dove fossi, poi piano piano riprese. “Vengo !” urlai. Lei non si fermò, anzi, si mosse con la bocca con la lingua sempre più velocemente. Sborrai…una due tre quattro volte, persi il conto….sborrai nella sua bocca gridando di piacere, sussultando sul sedile, fino a quando, a poco a poco, mi calmai. Lei staccò la sua bocca da mio cazzo esausto e soddisfatto e guardandomi un po’ meravigliata mi disse “Ma quanta ne fai ? Volevi farmi soffocare ?”.
Si accoccolò vicino a me. “Una volta per uno. Adesso scopiamo ?”