Una punizione umiliante – Il gusto di torturare Em
Emiliana era stata rapita mentre usciva dall’università e costretta a vivere una delle esperienze estreme che non avrebbe dimenticato.
Avevo organizzato tutto e chiamato persone anziane e dei neri per prepararle il regalo per il suo San Valentina. Emy era ufficialmente fidanzata con un ragazzo di Roma, un pariolino, ma ufficiosamente si faceva corteggiare da mezza Napoli ed ogni sera sceglieva il più bello e il più sexy per farci sesso. La macchina in cui era stata messa con un sacchetto di tela in testa mentre due neri le legavano con una corda robusta i polsi dietro la schiena e le caviglie per tenerla ferma. Una puledrina imbizzarrita. La macchina sgommava velocemente e portava la mia ex fidanzata verso l’esperienza che mi auguravo il più traumatica possibile per Emy.
Giunti a destinazione trovò le persone che avevo invitato….i neri le misero un bavaglio sulla bocca e le bendarono gli occhi.
Il primo degli “invitati” iniziò a toccarle la fichetta. Si vedeva che a lei piaceva. Allora le carezze iniziarono a diventare delle pacche, prima leggere, poi più forti, ma sempre molto lente, perché lei avesse modo di sentirle per bene. La ragazza godeva visibilmente sotto i colpi del vecchio, si contorceva e mugolava. Questi era molto perverso, la derideva mentre le colpiva la fica, dicendole che le stava prendendo eppure la suo fica era sempre più bagnata. Ogni tanto le massaggiava adagio il clitoride e poi ricominciava a distribuirle degli schiaffi, lenti e dolorosi. Un altro signore stava in piedi e si menava lentamente il cazzo, dicendole che era veramente una troietta a bagnarsi in quel modo e che la sua punizione la meritava tutta e fino in fondo. La fichetta si era molto arrossata. Continuava a grondare. Il signore che la stava punendo ogni tanto le massaggiava gli angoli della fica chiedendole se le frizzava. La ragazza fece un cenno con la testa che significava di no.
“Bene, vuol dire che dobbiamo trattarla ancora a lungo, sei una troia e stai godendo molto quindi la tua fica deve essere punita, devi soffrire puttanella.” Il vecchietto era arzillo e si stava innamorando, a giudicare dalla passione che metteva nello svolgere il lavoro che gli avevo assegnato. Emiliana prese altri schiaffi, forti, molto forti ma mai veloci… tra l’uno e l’altro passava sempre un po’ di tempo, così lei sentiva bene l’effetto, la sua fica pulsava e si bagnava e i due porci la insultavano e la deridevano. Il torturatore si alzò lasciandola con la fica spalancata davanti al vecchio che si masturbava. La guardava, rideva e si menava il cazzo. Il vecchio che la torturava tornò con una spugnetta abrasiva, di quelle per i piatti. Si rimise in posizione ed iniziò a massaggiarle la fica con la parte ruvida, lentamente ma con forza e ogni tanto le masturbava un po’ il clitoride o le dava altri schiaffi ben assestati. Dopo qualche minuto di quel trattamento, la passerina di Emiliana era tutta rossa e gonfia, ma sempre tutta bagnata.
“Ti piace adesso puttanella? Le chiesero.”
“Ti pizzica ora eh? Hai ancora voglia d masturbarti? Dai masturbati come ieri pomeriggio. Te la stiamo punendo perché te la sei masturbata questa fichetta, hai goduto e ora noi te la facciamo frizzare forte, così impari cosa vuol dire essere una porcellina viziosa. Avanti, toccatela, tanto lo sappiamo che ne hai voglia.”
La fichetta stava pulsando forte, Emiliano era in un’eccitazione febbrile cui si univa il dolore delle parti intime.
La mia ex fidanzata era lì, aperta e punita davanti a quei vecchi porci. Emiliana non poteva fare a meno di toccarsela, mugolava e ansimava.
“Ehi, puttanella, ma che fai? Ti masturbi davvero? Allora sei peggio di quel che credevamo, vediamo se ti masturbi adesso.” Il torturatore estrasse il suo cazzo, era quasi completamente moscio. Si mise davanti alla ragazza e iniziò a sbavarle sulla faccia. “Sai, troietta, che adesso ti piscio sulla fica? Ti ci piscio proprio e te la faccio frizzare tanto tanto, avanti, chiedimi di pisciarti sulla fica, apritela e offrimela, ecco brava, tirala, slargala, che così ti fa più male e il piscio ti frizza di più.”
Il piscio iniziò a scorrere sulla gnoccolina arrossata mentre la troietta si agitava e mugolava come una cagna.
La ragazza che, durante i due anni di fidanzamento con me, aveva saputo dimostrare le sue qualità di sadica, adesso non era altro che un pezzo di carne, non conosceva il suo destino né avrebbe potuto immaginarlo. Per il momento sapeva soltanto che era stata rapita mentre usciva dall’università e portato in un vecchio magazzino abbandonato alla periferia di Napoli. Era stata bendata ed aveva un la bocca chiusa da una pallina. Quando arrivò in quella zona industriale le tolsi la benda degli occhi. Avevo voglia di vedere la paura nei suoi occhi, il terrore di una ragazza ventenne, viziata e coccolata dai suoi fidanzati e dai suoi genitori. Adesso non era più la dolce brunetta che aveva affascinato tutti al liceo e che stava facendo strage di cuori alla facoltà universitaria che frequentava. Ero riuscito a mutare il panorama di Emiliana……tutto era ambiato nella trentina di minuti dal momento del rapimento alle torture che stava subendo da una banda di negri e sconosciuti in un posto sperduto della periferia di Napoli. Non era più la smorfiosetta vip e civettuola che mi aveva fatto soffrire ma, forse, una qualunque che avrebbe offerto il suo corpo in sacrificio per il mio piacere perverso e quello di altri sconosciuti per finire drogata e addormentata, abbandonata chissà dove.
“Ti piace ora? Su, masturbati adesso.” Dicendo questo le mise il cazzo moscio in bocca ed io la obbligo a succhiarlo tutto, fino in fondo. Poi, altri miei amici e conoscenti, la obbligarono a masturbarsi il clitoride con la spugnetta e per tenere vivo il dolore. Anche un vecchio che si masturbava le pisciò sopra. I due vecchi che erano presenti a quell’incontro, la costrinsero a mettersi a quattro zampe e a leccare lentamente da terra il piscio, mentre doveva tenere il culo puzzolente di piscio ben alto per far vedere come si massaggiava la fica con la spugnetta.
Il primo vecchio le mise il cazzo nel culo e pisciò anche lì.
“Avanti, masturbati mentre ti piscio nel culo e lecchi il piscio da terra, ti piace eh? Avanti puttana godi, godi mentre vieni punita, voglio vedere se ti ripeschiamo a masturbarti…”
Già dopo la prima scena ero molto eccitato, avevo voglia di masturbarmi e non esitai a farlo, le immagini scorrevano e il mio dito accarezzava il suo clitoride, la passera era, come sempre depilata ma, date le condizioni non l’avrei baciata e non le avrei neanche dato un bacio sulla bocca.
L’unico desiderio che mi animava era di far soffrire quella stronzetta, non di darle piacere né accarezzarla e neanche coccolarla. Era finito il tempo di essere romantici, Emy avrebbe regalato le sue illusione ad una donna che gestiva una casa di prostitute in un’altra città italiana, lì sarebbe stata fottuta cento volte ogni giorno da cento uomini diversi. Avevo chiesto che pagassero per lei non più di venti euro. Prezzi bassi per il corpo di una donna in svendita.
Il quel momento si aprì di colpo di quel capannone abbandonato ed entrò Mario, il custode.
“Lo sapevo – disse Mario – siete tutte uguali, porche e viziose, ma per fortuna c’è qui qualcuno pronto a raddrizzarvi.”
Mario aveva ripreso tutto con la sua telecamera e mi fece vedere tutti i mugolii della troietta. Ormai Emiliana apparteneva a quel branco di porci, non potevo più salvarla e non lo volevo era tardi.
Non ebbi la forza di oppormi, ero conquistato dalla visione di quel filmato e Mario lo sapeva bene.
Iniziò a partecipare anche lui a quella sorta di orgia.
“Su, adesso masturbati un altro po’, ma prima mettiti questo nella fichetta, su da brava.”
Mi porse una grossa pallina di carta stagnola, arrotolata male, piena di bozzi. Indugiai un po’. Mario allora, senza dire nulla si chinò Emiliana, le aprì le gambe e le sputò prima in volto, poi sulla fica, iniziando a lavorarla lentamente. Emy, come la peggiore delle sgualdrine iniziò a godere. Mario se ne accorse subito.
“Su troietta, sei tutta bagnata, devo inserirtela io? Da brava, fai da sola, è importante che impari anche a punirti da sola, non potrò esserci sempre io tutte le volte che ti gronda la fica, avanti mettitela dentro, stringi bene, siediti e muovi il culo, vedrai che ti piacerà.”
Mugolando, Emy iniziò a muovere lentamente il culo sulla sedia, per sentirla bene. “Brava troia, ecco adesso ti masturbo io un po’, dolcemente.”
Mario le muoveva i fianchi lentamente ma con fermezza. Poi la fece alzare e la fece mettere a terra, a quattro zampe.
Emy non era più seduta su una sedia. Quella pallina le bucava tutta la fica da dentro. Mario le assestò diverse cinghiate sul culo. Anche lui molto lentamente, perché le sentissi bene, una alla volta.
Emy aveva perso i freni inibitori, ormai godeva anche se, quando poteva muovere la testolina da bambolina, mi guardava in modo interrogativa. Quelli che erano stati i nostri racconti in macchina, prima di fare l’amore, sulle nostre fantasie, si stavano realizzando.
Mario fece attenzione anche a darle qualche cinghiata proprio sul buchetto del culetto di una ventenne con la carnagione bianchissima che si trovava in mezzo ad un branco di lupi cattivi e bavosi.
Emy protendeva il culo all’indietro per offrirgli il buchetto da picchiare.
Poi Mario, diventato protagonista assoluto di quel teatrino di sesso e violenza, fece alzare la ragazza snob dei quartieri alti di Napoli .
“Vorresti che pisciassi anche io sulla passerina? Dai fai un cenno col capo.”
Mario vide Emiliana pronta e più troia di tutte.
Iniziò a parlarle mentre lei manteneva il bavaglio sulla bocca: “Vedrò di esaudire ogni tuo desiderio… apri bene le gambe… brava bambina, spingi avanti la fica e fattici pisciare sopra per bene, così, muovi il culo, fammi vedere che ti piace.”
Dopo averci pisciato le buttò su una manciata di sale. Le mise il cazzo in bocca e la fece venire così.Lo squirting di Emy fu abbondante mentre leccava le palle di Mario che la prendeva a cinghiate.