L’amica di mia suocera

L’amica di mia suocera
Bianca è un’amica di mia suocera. Ha diversi anni meno di lei e qualcuno più di me (12 per la precisione) ed è una donna decisamente elegantissima, alta, bionda, con un carattere deciso e allegro.

Non si è mai sposata e delle sue avventure sentimentali non ne ha mai fatto segreto con nessuno. Spesso a cene conviviali si è prodigata nel raccontare le sue storie, più o meno sentimentali. Insomma ha proprio la reputazione di mangiauomini. E se lo può permettere. In più di un’occasione ho potuto notare che per la strada gli uomini si girano a guardarla.

Bianca non ha un lavoro vero e proprio. Inizia, come con gli uomini, le sue esperienze (ristorante, agenzia immobiliare, vendite porta a porta) e poi basta… si cambia. Lei si annoia! Poco tempo fa iniziò un’attività che prevedeva l’uso massiccio di contatti on line, quindi email, gestione archivi, internet, e per questo ha chiesto il mio aiuto per l’acquisto di un pc e per metterlo a posto.

Così abbiamo avuto un pò di tempo da trascorrere insieme da soli.

Una sera, dopo qualche tempo che aveva avviato questa attività, chiamò disperata mia moglie per chiedergli se potevo correre a casa sua perché (ovviamente) il pc le si era bloccato ed era nel panico più totale perché avrebbe dovuto spedire delle mail importantissime. Era estate, una giornata caldissima e nel pomeriggio avevo fatto giardinaggio (oltre che a scopare deliziosamente con la mia signora… eh eh eh).

Ero stanco e l’idea di trascorrere la serata di fronte ad un pc non mi piaceva proprio. Quando ad un tratto sentìì mia moglie che le diceva: “No Bianca, scusami, io non ce la faccio, sono stanchissima. Viene lui, che vuoi che sia”. Cambiai subito idea! Me la passò al telefono, provai a farle qualche domanda laconica sul malfunzionamento del PC (capìì subito che era una sciocchezza da 5 minuti) e le dissi che sarei andato subito da lei.

Mi vestìì rapidamente, presi la moto e raggiunsi casa sua in pochi minuti. Lei, sorridente e bellissima, mi aspettava, vestita in tenuta da palestra, sulla porta del suo appartamento. Aveva un top a fascia bianco che esaltava in maniera imbarazzante il suo seno ed un paio di shorts bianchi attillati che avrebbero messo in crisi qualsiasi adolescente. Rimasi allibito nel vederla e forse lei se ne accorse pure. Ci salutammo affettuosamente (io dissimulando il più possibile lo stupore per la sua bellezza).

Il computer era al piano di sopra, in camera sua. Salendo le scale non potei che constatare che sotto quegli shorts attillati non vi era traccia di slip, perizomi o mutandine. Ci mettemmo di fronte al Pc, io davanti alla tastiera e lei accanto. Mi resi conto che il “guasto” era davvero una sciocchezza, ma mi presi tutto il tempo necessario, facendo anche manovre inutili, pur di restare il più possibile accanto a lei.

Lei intanto, oltre ad offririmi un bicchierone di orange-vodka, faceva domande, voleva capire come funzionava. “Non voglio tutte le volte romperti le s**tole a te, voglio imparare” diceva. I nostri corpi erano a contatto. Gamba con gamba, il mio gomito spesso urtava sul suo fianco e sul suo seno. Ogni tanto la sua mano finiva sulla mia coscia a sottolineare magari che aveva capito un trucco di Windows. Ci servimmo dell’altra orange-vodka e proseguimmo a sistemare il pc sempre con questo gioco di contatti fisici. Dopo il secondo bicchierone di orange-vodka le chiesi se potevo usufruire del bagno. In bagno mi resi conto di essere a mezzo stadio di eccitazione.

Pisciai e mi detti una rinfres**ta al fratellino che, nonostante la cavalcata pomeridiana lo sentivo davvero in forma. Quando tornai in camera sua, la trovai stesa di traverso sul letto, con le gambe fuori dal letto e le braccia sollevate sul viso. Da quella posizione vedevo una donna con un corpo bellissimo davanti a me, i seni sollevati, il ventre morbido ma tonico, e quel monte di venere che non nascondeva affatto il taglio della sua fica. Allarmato, visto che non si muoveva, le chiesi se si sentiva bene.

“Troppa vodka… forse” mi rispose lei e senza aprire gli occhi batte una mano sul letto, accanto a lei, come per indicarmi di sedermi lì. Col cuore in gola mi misi accanto, delicatamente. Allungò un braccio per cercare la mia coscia sulla quale comincio un delicato su e giù a fior di dita. Ci furono diversi istanti di silenzio durante i quali lei non sollevò le baraccia dal suo viso. Avevo un corpo stupendo di donna accanto a me, esposto per esaltare una bellezza erotica spaventosa.

Ad un tratto lei ruppe il silenzio senza sollevare le braccia dal suo viso: “Ma, secondo te riuscirò mai a capirci qualcosa di computer?”. Io mi misi a ridere e affermai che lei era in gambissima e con un pò di esperienza le sarebbe risultato tutto facile. Lei rispose: “per te è facile, sei giovane. Ai giovani rimane tutto più facile.”

Le contestai il fatto che lei mica era vecchia e aggiunsi ridendo: “ora non mi rispondere che potresti essere mia mamma… no mamma no” Alzò le braccia e il volto arrivando ad una trentina di centimetri dal mio e rispose “E allora cosa potrei essere? zia? cugina? sorella maggiore? “.

s**ttò il bacio. Difficile dire chi abbia iniziato.

Le mie mani corsero subito ad agguantarle il seno, il toppettino volò via e rimasi di fronte a due tette bellissime che mi accorsi a succhiarle come un neonato. Corsi con la bocca su tutto il corpo e quando arrivai al monte di venere cominciai a leccarle la fica da sopra i pants. La saliva rendeva trasparente il tessuto e mi apparve in tutta la sua bellezza una patatina completamente rasata.

Mi lasciai andare, e dopo averle tolto i pantaloncini, mi dedicai per molto tempo e con molta passione alla sua fighetta. Ad un certo punto lei mi chiese di alzarmi e di spogliarmi di fronta a lei. Si tirò un pò su su letto allargando le cosce e toccandosi maliziosamente la patatina, mentra mi guardava con degli occhi che non le avevo mai visto. Mi spogliai, cercando di essere il meno goffo possibile. Qunado rimasi in boxer, lei mi fermò ed avvicinandosi come una pantera sul letto, mi rese la pariglia iniziando un pompino estenuante da sopra i boxer.

Quando il fratellino fu liberato lei se lo prese in mano e se lo metteva davanti agli occhi per apprezzarne la fattura e con delicati colpi di lingua lo sollecitava. Il resto fu davvero non replicabile. Grazie al fatto che avevo già scopato nel pomeriggio feci un figurone. Riuscìì a scoparla in tutte le posizioni che lei desiderava. E quando fu giunto il momento anche per me di venire, si accucciò ai miei piedi, incitandomi a schizzarle addosso.

Mi sembrava di vivere in un film.

Dopo due ore che ero uscito da casa mi ritrovavo completamente svuotato, stanchissimo ed anche un pò brillo. Lei volle chiarire che la cosa che era successa non avrebbe dovuto avere né pubblicità, né seguito e che si sentiva in colpa per mia moglie. Io riuscivo soltanto ad annuire.

Le chiesi se prima di tornare a casa potevo farmi una doccia di “sicurezza”. Mi accompagnò alla doccia, e si mise a guardarmi mentre mi lavavo. A dir la verità ero un pò imbarazzato, ma mi stavo anche rieccitando. Lei se ne accorse, entro sotto la doccia e rinizziammo. Quando tornai a casa era notte fonda.

La moglie, che dormiva già da tempo, mi chiese semplicemente come era andata. Le risposi: “E’ stata dura…”.

E non le avevo mentito.

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