Giovedì sera, e Venerdì mattina; la

Giovedì sera, e Venerdì mattina; la

…………………Raccolgono le borse e ci lasciano soli, si fa per dire, dalla camera esce Marco a curiosare nella borsa della mamma .
La puntura di Anna, è un altro capitolo……………………….

Dopo che suocera e cognata hanno ricevuto la propria razione giornaliera, per me la giornata non era finita benché volgesse al termine, Marco ha trovato tra le borse della mamma una di intimissimi chiede, se è la sua. Anna “Si, sono gli slip ed il costume che ti servono per andare via con tuo papà”. Entrando, io l’ho posata sul letto. Sistemiamo la spesa, ormai essendo ora di cenare, come suo solito, si chiude in bagno a lavarsi per togliersi di dosso: polvere, sporco, unto e fatica, con Marco apparecchiamo tavola, inizia a far caldo e mangiare caldo non è moto gradito per cui, spezzatino di nonna Teresa ed anguria. Sentendo l’acqua che non corre più nelle doccia Marco:”preparati che adesso ti chiama” ormai è una prassi normale dopo trentacinque giorni oggi è il trentaseiesimo buco, siamo alla fine della cura. Qualche secondo come da copione, “Piero, se vuoi prepararla io sono quasi asciutta”. Marco,come ormai suo solito:”non ti preoccupare non aspettava altro, ha già tutto pronto aspetta solo che esci”, non era vero, stavo si preparando il necessario in accappatoio si affaccia:”io vado in camera” entrando trova sul letto il pacchetto, e dice al figlio; “non dovevi portarla da te la borsa”, io ero dietro di Lei, questa è la tua provalo se ti va bene altrimenti domani lo cambio. Apre; spacchetta e trova un pigiamino estivo, infila il sopra in questi ultimi periodo il seno si è rassodato ed i capezzoli sfiorati dal tessuto sono duri, si butta sul letto con i pantolincini in mano, passa Marco, ridendo “e vai un’altra bandierina” –io:”si una delle ultime, ne sono ancora rimaste quattro da fare, anzi già che sei lì per piacere prendi la crema sul lavandino in bagno”, senza battere ciglio la prende e me la porge, “prendendo in giro sua mamma, “aspetto che prendo la macchina fotografica e ti faccio due foto da tenere per ricordo dei tuoi buchi”, Lei si gira, inviperita”ha solo che da provarci”,è andata bene avevo finito e tirato fuori l’ago, con lo s**tto si poteva spezzare. Marco, visto la scena; rosso in viso per lo scampato pericolo, cerca di defilarsi le porgo la siringa ed il batuffolo di ovatta da buttare, ritorna con il mio cellulare “un messaggio” chiedo se può leggerlo, con la crema sulle mani lo avrei unto bene “Mamma C: ha che ora pensi di poter arrivare domani?”,inizio prima con la natica sinistra che non ho bucato, massaggio delicatamente e passo alla destra rifacendo lo stesso lavoro sull’altra evitando di avvicinarmi troppo all’ultimo buco. Anna che mi ha memorizzato Lei il numero di sua mamma chiede:”Cosa vuole e perche vuole sapere?”. Spiego cosa dovrei fare domani pomeriggio a sua mamma, prontamente ribatte, “Domani apri l’infermeria a casa mia” Finito Anna,mette il sotto, si gira e mi chiede di toccarle la pancia effettivamente e dura:”Allora domani devo anche portarmi la sacca” Lei:”Ho paura di si,da lunedì non vado.” Si alza sono ancora sul letto la stringo chiedo di scusarmi per la battuta di prima. Mi lavo le mani ed andiamo a tavola, sedendosi sente qualcosa in tasca e mettendo dentro la mano trova una bustina. Mi guarda negli occhi e prima di sederci a cenare mi abbraccia e mi bacia davanti a suo figlio, Marco,”Mamma…………..adesso sei cotta al punto giusto, stai attenta a non bruciarti”. Si mette al dito la veretta, si guarda le mani, ha gli occhi lucidi, non immaginavo che ormai a trentacinque anni ci fosse chi potesse innamorarsi di me con un figlio. Finiamo la cena, si sparecchia tavola Marco esce con i compagni di scuola, ci sul divano Anna mi chiede come è passata la giornata, sa che racconto lo svolgimento, anche perche dimenticavo che è stata da me, Ionella la Signora che ci seguiva Domenica pomeriggio e deve fare una cura ed inizio a raccontargli la sua storia Anna stava a sentire, e della puntura nella pancia, Anna ha sgranato gli occhi, spero che quando proveremo non debba farle anche io, ed anche per Silvia del terzo, stessa scena puntura nella pancia per motivo diverso, Lei dice che ha sempre messo via il mio regalino quando volevo aprirlo, io scherzando prima di aprirlo volevo provare a far altro, lei”se non sei buono cosa vuoi fare?” mi alzo, prendo le sue mani la tiro su dal divano e la porto sul letto. Purtroppo per far quello che si voleva non era la serata giusta, Marco avrebbe potuto rincasare in qualsiasi momento, mi sono limitato a sbaciucchiare e succhiarle il seno e ………………… annusare. Alle dieci e mezza la saluto e mi avvio verso casa. Rientrando in casa, devo assolvere ancora un impegno, ultima puntura alla mamma, che è già a letto guarda la televisione o meglio la televisione guarda lei tra un sonnellino e l’altro. Mi chiede come è andata la giornata. Mentre preparo l’iniezione, si gira alzandosi la camicia da notte la buco massaggio ed anche il giovedì è finito. Non per tutti, mentre sorseggio il caffè freddo, squilla il cellulare. Mia mamma che lo ha sentito.”con Anna non vi siete appena lasciati, si è dimenticata di darti il bacino?” Io. “no, è la Croce vediamo cosa vuole”, rispondo, mi chiedono se posso andare a fare il turno notturno in croce perché un milite non si è presentato, essendo che è parecchi giorni che non mi presento non posso dire di no. Do il bacio della buona notte a mamma, mi cambio inforco lo scooter e vado. Mi ci voleva una serata diversa d ormai una quarantina di giorni avevo perso la mia libertà, tutto per un pelo di phica. Tempo di scendere dallo scooter bisogna partire, una ragazza in motorino è scivolata su una macchia di olio in una rotonda, il passeggero dell’auto che la seguiva ci ha chiamato. Intervenuti e caricato la malcapitata via di corsa all’ospedale, parlando con la ragazza mi dice”pensavo fosse acqua ” , lasciata alle cure dei medici del pronto, si rientra in sede. Con la mia autista risistemato la barella, compilato il foglio di della corsa ci siamo andati a riposare nella speranza nessuno abbia bisogno.”(un brutto sogno ho fatto questa notte, ho sognato che Anna trovava l’uomo della sua vita quello che aveva sempre sognato). Mi sveglio sudato e di brutto umore, faccio finta di nulla. Corro a casa a cambiarsi e di corsa al lavoro.
Mattino che trascorre nella più assoluta tranquillità, camion da scaricare, quattro consegne leggere da fare nelle frazioni vicine, messaggi: uno di Nunzia che si scusa è dovuta partire con lo zio per andare al paese causa improvviso peggioramento del nonno. Silvia se posso salire dopo pranzo, perché alle diciotto deve andare a fare fisioterapia. Alle Undici un messaggio di Luisa abbastanza inquietante per me,[ho visto la tua Anna mano con la mano con un signore brizzolato ieri sera]. Rispondo:” io lo lasciata nel letto ieri alle dieci quando sono andato via, può essere”. Mamma, una chiamata “passa al supermercato ed in farmacia”. Rientrando in casa vedendomi con la faccia da funerale mamma mi chiede cosa è successo: spiego il sogno, e la telefonata di Luisa. Dice, ci sono tante ragazze in giro, non ti preoccupare. Riflettendo:”ho capito perche non ha mai voluto avere un rapporto sessuale, massimo orale, che mi trattasse come uno zerbino non lo immaginavo, non potevo nemmeno mettere in dubbio le parole di Luisa, in casa ieri sera era sola”, finisco di pranzare e cerco di rialzarmi in piedi. Salgo da Silvia, che la trovo in camicia da notte, per il caldo che sta facendo. Preparo le due siringhe, prima inietto il medicinale nel sedere bianco come il latte, non fa una smorfia di dolore, massaggio bene appoggio sul tavolo la siringa usata e prendo quella da farle sulla pancia, si tira su le mutandine e alza la camicia da notte fino al seno, massaggio inietto in un secondo finisco, raccolgo le siringe e le butto via, Silvia mi dice se ho tempo per un caffè, io non si rifiuta mai. Parlottiamo della nostra vita, chiedo se vuole fare terapia iniettiva al mattino prima di andare al lavoro, mi chiede a che ora sarei intenzionato a salire da lei io dico verso le 7,45 si può fare, dalla console nell’ingresso mi porge le chiavi di casa per entrare il mattino senza doverla far alzare, la saluto e vado a riprendere il lavoro pomeridiano.
Pomeriggio non avrei proprio voluto andare a lavorare, non vedevo ora che arrivassero le diciassette per scappare nel mio rifugio.
Il fattore pomeriggio, è tutto un programma vario e variopinto.

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